Jo Freeman è una figura di rilievo nel campo della scienza politica e del femminismo, esperta di movimenti sociali e politici, riconosciuta per i suoi contributi accademici e per l’analisi delle dinamiche di potere, ha pubblicato undici libri e centinaia di articoli.
Il suo Donne: una prospettiva femminista, pubblicato in cinque edizioni, è stato per molti anni il principale manuale introduttivo agli studi di genere.
Si è occupata a fondo di diritto e politiche pubbliche rivolte alle donne e sul ruolo femminile nella politica mainstream. The Politics of Women’s Liberation del 1975 e A Room at a Time: How Women Entered Party Politics del 2000, hanno vinto importanti premi.
Militante dagli inizi degli anni Sessanta, è autrice di storici articoli come The Bitch Manifesto del 1969, primo esempio di rivendicazione del linguaggio da parte di un movimento sociale e celebrazione di ruoli di genere non tradizionali e di The Tyranny of Structurelessness, che sosteneva che non esiste un gruppo senza struttura; il potere è semplicemente mascherato e nascosto quando la struttura non è riconosciuta e che tutti i gruppi e le organizzazioni necessitano di chiare linee di responsabilità per la rendicontazione democratica, una nozione che sta alla base della teoria della strutturazione democratica.
Nata ad Atlanta, in Georgia il 26 agosto 1945, cresciuta da sua madre in un sobborgo conservatore, conformista e sessista, ha avvertito presto la necessità di affermare la propria identità e reagire a soprusi e discriminazioni.
Durante gli anni universitari a Berkeley è iniziato il suo coinvolgimento nella politica. Per aver partecipato a proteste, picchetti, occupazioni, è stata più volte arrestata. Considerata dalla stampa un’agitatrice professionista, è stata una figura di rilievo nel movimento per i diritti civili, si era occupata della registrazione degli elettori in Alabama e Mississippi e fatto da assistente a Coretta Scott King.
È stata tra le organizzatrici del primo movimento di liberazione delle donne a Chicago per il quale, nel 1968, ha fondato la prima newsletter Voice of the Women’s Liberation Movement.
È una delle protagoniste del film storico femminista, She’s Beautiful When She’s Angry e continua a essere invitata a congressi e conferenze in giro tra Stati Uniti e Europa.















