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Zainab Salbi

Zainab Salbi

Like life, peace begins with women.

Zainab Salbi, attivista, scrittrice, conduttrice televisiva e divulgatrice,  annoverata tra le cento donne più influenti al mondo per il suo impegno nella tutela dei diritti umani da The Times e The Guardian, ha dedicato la sua vita alle donne vittime di conflitti in tutto il mondo.

Fa parte del Consiglio di Amministrazione di Synergos e dell’International Refugee Assistance Project, è co-fondatrice di Daughters for Earth, movimento femminista ecologista e di Women for Women International, organizzazione che supporta le donne vittime di violenza sessuale durante i conflitti.

Ha condotto diversi programmi televisivi come Through Her Eyes e #MeToo, Now What?

È l’autrice del saggio del 2005 Between Two Worlds: Escape from Tyranny: Growing Up in the Shadow of Saddam che documenta la sua infanzia, la vicinanza della sua famiglia a Saddam Hussein, il suo matrimonio combinato, la fuga dall’Iraq agli Stati Uniti, gli abusi coniugali e l’inizio della sua carriera umanitaria. Nel 2006 ha pubblicato The Other Side of War, che documenta le storie di donne provenienti da conflitti e discriminazioni che hanno avuto riscatto nel mondo del lavoro e nella società civile. Del 2018 è Freedom Is an Inside Job.

Nata a Baghdad, Iraq, il 24 settembre 1969, in una famiglia privilegiata che le ha consentito di studiare all’università, suo padre è stato il pilota personale di Saddam Hussein, incarico che non poteva rifiutare nonostante non ne approvasse la politica. Temendo per la sua incolumità, durante il regime dittatoriale la sua famiglia l’aveva spedita negli Stati Uniti, dove l’aspettava un matrimonio combinato con cui un uomo che è risultato violento e dal quale aveva cercato di scappare per rientrare in patria, ma intanto era scoppiata la Guerra del Golfo.

Successivamente ha sposato l’avvocato di origine palestinese Amjad Atallah con cui ha fondato, nel 1993, Women for Women International per sostenere le vittime di violenze durante il conflitto in Bosnia. Negli anni, l’organizzazione, ha aiutato 478.000 donne in diverse aree di conflitto e distribuito oltre 120 milioni di dollari in aiuti diretti e prestiti di microcredito. L’intento è quello di includere le sopravvissute nella ricostruzione della società nella convinzione che, alla fine di un conflitto è dalle donne che bisogna ripartire perché sono loro che provvedono al sostentamento della famiglia e della comunità, ricostruendo in questa maniera, lo strappato tessuto sociale.

Si è laureata in sociologia e studi di genere alla George Mason University e ha conseguito un master in studi sullo sviluppo presso la London School of Economics.

Dopo venti anni di lavoro con e per le donne sopravvissute alle guerre in  Congo, Afghanistan, Ruanda, Nigeria, Colombia, Sudan e molti altri paesi, ha realizzato che per ispirare il cambiamento doveva impegnarsi nella comunicazione e nei media.

Così, nel 2015, ha lanciato il talk show The Calling, trasmesso in 22 paesi del Mondo Arabo e dedicato al riconoscimento delle donne arabe e musulmane, alle loro storie, sfide e i traguardi raggiunti, che ha debuttato con una storica intervista ad Oprah Winfrey. Il talk show ha raggiunto picchi così importanti che è stata insignita di tantissimi premi, incluso la nomina come prima Donna Araba più Influente dall’Arabian Business. L’anno seguente è stata la conduttrice di The Zainab Salbi Project, di Huffington Post a cui sono seguiti diversi programmi televisivi su temi di genere, razza e classe a livello globale come #MeToo, Now What? e Through Her Eyes con Zainab Salbi.

Il suo lavoro sulla promozione della consapevolezza dei problemi che riguardano le donne a livello globale, le ha portato diverse lauree ad honorem.

We have to wake up and we have to roar and we have to stand up. That’s not an activist’ job. That’s every woman’s job.”

Dobbiamo svegliarci, dobbiamo ruggire, dobbiamo rialzarci. Questo non è un lavoro da attivista. Questo è il lavoro di ogni donna.”

Sopravvissuta a guerra, dittatura, esilio, violenza domestica, ha scelto di mobilitarsi per tutte le donne in difficoltà, propugnando educazione e indipendenza economica come fondamenti per costruire una società migliore che si fonda necessariamente sul contributo delle donne.

 

 

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