Junko Tabei, leggenda dell’alpinismo, è stata la prima donna a raggiungere la vetta dell’Everest il 16 maggio 1975 e la prima a completare l’ascesa delle Seven Summits (le sette montagne più alte del mondo).
Esile e alta 1 metro e 47, in un’epoca in cui l’arrampicata era riservata esclusivamente agli uomini, ha battuto diversi record, rappresentando il trionfo della determinazione sul pregiudizio.
Nata Junko Istibashi, era la quinta di sette figli e figlie di un tipografo. La sua prima esperienza con l’arrampicata avvenne quando era ancora a scuola, ma i suoi genitori avevano scoraggiato la sua passione, considerata sconveniente per una donna.
Dopo la laurea in letteratura inglese nel 1962, conseguita alla Showa Women’s University di Tokyo, si era concentrata sulla sua passione per l’arrampicata unendosi a diversi club maschili, non senza suscitare critiche.
Nel 1965 ha sposato Masanobu Tabei, figura molto nota nell’ambiente dell’alpinismo giapponese e nel 1969, fondato il club femminile di arrampicata Joshi-Tohan Club, il cui slogan era: “Andiamo da sole in una spedizione all’estero“.
Il 19 maggio 1970 ha raggiunto la sua prima vetta, l’Annapurna III, in Nepal.
Da allora non si è più fermata.
Per ottenere il permesso dal governo nepalese per il suo progetto “donne giapponesi per la spedizione sull’Everest” aveva dovuto aspettare cinque anni, ma alla fine, nel maggio 1975, grazie al sostegno della televisione giapponese e dello Yomiuri Shimbun, il quotidiano più importante e con la maggiore diffusione del Paese, ha iniziato la tanto attesa ascesa al tetto del mondo.
Impresa affatto facile, che ha compiuto accompagnata solo dal suo sherpa, Ang Tsering, perché dodici giorni prima una valanga aveva travolto il campo in cui si trovava il suo gruppo e ella stessa aveva perso coscienza e forze per un breve periodo.
Il 16 maggio, attraversando le creste più pericolose, è riuscita a raggiungere la vetta diventando la prima donna a raggiungere un traguardo tanto importante.
Grazie alla presenza dei media che avevano seguito la spedizione, la sua popolarità crebbe.
Con tenacia e determinazione, ha scalato le montagne più alte di ogni continente, diventando, nel 1992, la prima donna a scalare le “Seven Summits”, dopo l’Everest ha raggiunto la cima del Kilimangiaro in Tanzania (1980), dell’Aconcagua in Argentina (1987), del McKinley (oggi conosciuto come Denali) in Alaska (1988), dell’Elbrus in Russia (nel 1989), del Vinson in Antartide (1991) e del Puncak Jaya in Indonesia (1992).
Junko Tabei è stata una strenua ecologista, nel 2000 ha completato una specializzazione all’università di Kyushu, focalizzata sul degrado ambientale dell’Everest, causato dai rifiuti abbandonati dalle spedizioni alpinistiche. Ha partecipato a diverse attività di bonifica dei rifiuti sulle montagne del Giappone e dell’Himalaya ed è stata direttrice dell’Himalayan Trust of Japan, un’organizzazione attiva a livello globale nella conservazione degli ambienti montani.
Fino all’età di 73 anni, ogni estate, ha raggiunto la vetta del Monte Fuji, 3776 metri, accompagnando classi del liceo e altri studenti della sua città natale, gravemente colpita dal terremoto e dallo tsunami del 2011.
Nel 2012 le era stato diagnosticato un cancro peritoneale, che non le ha impedito di continuare a scalare fino a poco prima della sua morte, avvenuta a Kawagoe, il 20 ottobre 2016.
In segno di riconoscimento per i suoi successi, nel 2019 le è stato intitolata una montagna su Plutone. in una catena in cui ogni cima portaa il nome di esploratori ed esploratrici della Terra, dei mari e dei cieli.















