Per capire il mondo, o almeno provarci, di solito scrivo.
Gabriela Alemán è una delle voci più autorevoli della letteratura latinoamericana contemporanea.
Scrittrice, ricercatrice, traduttrice e giornalista, ha pubblicato diverse raccolte di racconti, romanzi e saggi. Ha anche scritto opere teatrali, trame per narrazioni illustrate ed è autrice di una serie radiofonica trasmessa a Madrid.
L’eccezionale creatività della sua scrittura le ha portato riconoscimenti internazionali come la borsa di studio Guggenheim nel 2006 per gli studi cinematografici, video e radiofonici.
Nel 2007 è stata selezionata dall’Hay Festival e dal Bogotá Capital Mundial del Libro come una delle 39 scrittrici latinoamericane più importanti sotto i 39 anni.
Nel 2014 ha vinto il primo premio CIESPAL de Crónica, per il suo articolo Los limones del huerto de Elisabeth, e il premio Joaquín Gallegos Lara, per il libro di racconti La Muerte silba un blues.
È stata finalista del Premio Hispanoamericano del Cuento Gabriel García Márquez nel 2015, uno dei più importanti riconoscimenti per la narrativa in lingua spagnola.
Alla Tulane University ha creato un archivio digitale di letteratura latinoamericana e con la casa editrice con cui collabora ha contribuito alla creazione di diversi premi di saggistica e narrativa latinoamericana indipendente.
Nata il 30 settembre 1968 a Rio de Janeiro, suo nonno era il grande poeta ecuadoriano Hugo Alemán. Grazie al lavoro del padre, diplomatico, ha avuto modo di viaggiare molto e ha vissuto in diversi paesi in giro per il mondo.
Cresciuta in un ambiente culturale molto stimolante, l’amore per la scrittura l’accompagna sin da quando era bambina.
Laureata in traduzione inglese a Cambridge, ha conseguito un Master in Letteratura latinoamericana all’Universidad Andina Simón Bolivar di Quito e un dottorato di ricerca in Studi Cinematografici presso la Tulane University di New Orleans, dove ha anche insegnato.
Ha iniziato la sua carriera letteraria nel 1994 con un libro per l’infanzia dal titolo En el país rosado (Nel paese rosa).
Nel 2003 ha pubblicato il suo primo romanzo, Body Time, seguito da Poso Wells, del 2007, definito un “noir, eco-thriller femminista, in cui politici corrotti e avidi speculatori terrieri ottengono finalmente la giusta punizione”.
Nel 2017, ha vinto il premio Joaquín Gallegos Lara in Ecuador per il romanzo, Humo (Fumo) che è stato tra le letture consigliate dal New York Times.
La sua scrittura tocca temi come la memoria, la malattia, l’incompatibile, il quotidiano e il terrificante, la bellezza e lo straordinario.
I titoli dei suoi racconti ci riempiono di inquietanti presagi sulla narrazione.
Ha la capacità di creare personaggi sorprendenti e avvincenti, che si muovono in ambienti irreali, si insinua tra le lettere per mostrare con le parole che dietro l’apparenza ci sono cose a cui è difficile accedere con la ragione, ma che riesce a svelare plasmando le immagini.
L’opera di Gabriela Alemán è un prisma multicolore di opposti e contrari, in cui un mondo fantastico e ironico racconta una terribile realtà.
Penso che ciò che diavoli e streghe rappresentano sia dentro ognuno di noi. Non scrivo di certi temi o personaggi per tenerli fuori; posso esplorarli – sì, posso – per vedere di cosa sono fatti o quando e dove compaiono certe versioni di una personalità.















