La nostra filosofia a quel tempo, dato che eravamo solo degli adolescenti, era di vestirci di nero e incamminarci osservando il mondo attorno con malumore e malinconia. Naturalmente avevamo un riferimento ben preciso, che fu Sartre. Ci ispirammo agli artisti e agli scrittori francesi, perché erano più vicini a noi occidentali, rispetto all’Inghilterra che era talmente lontana e agli Stati Uniti che erano fuori dalla questione. Così provammo a pensare e a vivere come gli esistenzialisti francesi… Noi perseguivamo la libertà, volevamo essere diversi e provammo ad essere distaccati, scettici.
Astrid Kirchherr, prima fotografa ufficiale dei Beatles, ne ha profondamente influenzato lo stile e i gusti.
Aveva poco più di vent’anni quando li ha immortalati per la prima volta in posa all’interno di uno studio e seguiti nei concerti in Germania.
Le sue foto in bianco e nero di quel periodo sono tra le più belle e significative mai scattate del sogno nascente chiamato Beatles, oltre che una testimonianza straordinaria di cosa fosse la Germania dei primi anni Sessanta.
Nata il 20 maggio 1938 ad Amburgo, si era laureata in moda e design al Politecnico alla fine degli anni Cinquanta e lavorava come assistente del fotografo Reinhart Wolf quando, nel 1960, col suo fidanzato, Klaus Voormann, grafico che lavorava in ambito musicale, che avrebbe in seguito disegnato la copertina del settimo album dei Beatles, Revolve, è andata ad ascoltare i Silver Beatles, la prima composizione della band più famosa di tutti i tempi formata, ai tempi, da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison, Pete Best e Stuart Sutcliffe.
Dal folgorante incontro con lei, esistenzialista coi capelli corti, sempre vestita di nero, colta e ispirante, col gruppo di giovani provenienti da Liverpool che suonava un tipo di musica mai ascoltata prima in Germania, è subito nata una grande intesa e amicizia.
Erano tutti così giovani ed io ero così diversa. Avevo qualche anno in più di loro, avevo il mio appartamento, la mia macchina, la mia carriera. Non avevano mai incontrato nessuno come me prima.
Il suo appartamento era diventato il rifugio dei musicisti quando si trovavano in Germania e a lei raccontavano dubbi, sogni e pene d’amore.
Li ha seguiti in tour per il paese e mostrato un mondo culturale ancora del tutto sconosciuto a quei ragazzi cresciuti nella periferia inglese e influenzato il cambiamento di look.
Lo stile rockabilly, costituito da giacche di pelle, stivali alla texana e capelli con ciuffo e brillantina, venne abbandonato per completi neri minimali e il taglio a caschetto diventato uno dei simboli della band.
Tutti i membri della band pendevano dalle sue labbra ma il suo cuore è stato, fin dal primo istante, rapito da Stuart Sutcliffe che allora, nella band, suonava il basso e che per stare con lei aveva abbandonato il gruppo ed era rimasto a vivere ad Amburgo, dove, solo due anni dopo, è morto a causa di un’emorragia cerebrale.
La profonda amicizia con i Beatles è continuata anche quando erano diventati un fenomeno di massa e Astrid Kirchherr, fino al 1967, ha continuato a seguirli regalandoci scatti memorabili ma anche intimi e privati, tra vacanze rubate e week end in giro per l’Europa.
È stata anche l’unica fotografa ammessa sul set di Hard Day’s Night, il loro primo film.
Nel 1968 ha ritratto George Harrison per la copertina del suo album solista Wonderwall Music.
Ha scattato ritratti di molti musicisti di rilievo, ma quando ha realizzato che la sua carriera sarebbe stata destinata a vivere nell’ombra della collaborazione con i Beatles, complice un’avversione manifesta per le nuove tecnologie digitali, ha perso interesse per la fotografia e si è dedicata all’interior design.
A partire dalla metà degli anni Novanta, col socio Ulf Krüger ha gestito il negozio di arte e fotografia K&K.
Molte delle immagini che oggi sono entrate nella storia e sono state esposte in diversi musei del mondo, oltre che nella Rock and Roll Hall of Fame, erano rimaste pressoché sconosciute fino agli anni Novanta, quando ha pubblicato il libro Liverpool Days, raccolta in edizione limitata di fotografie in bianco e nero del 1995.
Successivamente, Hamburg Days, edizione limitata in due volumi del 1999, contenente una serie di fotografie di Kirchherr e disegni di memoria di Voormann con cui è rimasta sempre molto amica e il suo ultimo libro, When We Was Fab del 2007.
La sua storia d’amore con Stu Sutcliffe è stata narrata in una graphic novel del 2010 realizzata da Arne Bellstorf, Baby’s in Black. The story of Astrid Kirchherr & Stuart Sutcliffe.
Non è mai stata brava a gestire i suoi affari e avrebbe potuto fare una fortuna con gli storici scatti che, invece, sono stati diffusi nel mondo senza il copyright. Non si è mai presa cura dei negativi delle sue fotografie per dimostrarne la proprietà, ma ha comunque esposto le sue immagini in mezzo mondo.
Si è spenta il 12 maggio 2020 ad Amburgo.
La sua vita è stata raccontata in diversi film per il cinema e la televisione come La nascita dei Beatles del 1979, Backbeat – Tutti hanno bisogno di amore del 1993 e La vera storia di John Lennon, del 2000.
Nonostante abbia lottato per scrollarsi di dosso l’etichetta di fotografa dei Beatles, il suo nome rimarrà per sempre legato a quello di quei quattro ragazzi inglesi che hanno rivoluzionato la musica. All’annuncio della sua scomparsa, Paul McCartney l’ha ricordata come a beautiful human being.
Si dice che ho inventato lo stile dei loro capelli, ma questa è una sciocchezza! Tanti ragazzi tedeschi avevano quel taglio. Stuart è stato il primo a imitarlo e poi gli altri tre lo hanno copiato. Io ritengo che il più importante contributo che ho dato ai Beatles sia stata la mia amicizia.